Pisa


Palaia in provincia di Pisa

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Guida alla visita di Palaia e dei dintorni

Palaia è un comune della Valdera in provincia di Pisa. Il centro si trova in una piacevole zona collinare, situata nel cuore della Toscana. L’origine etimologica del nome di questo borgo va ricercata nel latino, dove la parola Palaia ha il significato di “luogo di raccolta e lavorazione dei pali di legno”.

L’origine di Palaia è davvero antica: tombe e ritrovamenti archeologici ci raccontano di una notevole presenza etrusca. I primi documenti certi però risalgono all’anno 986 quando il suo castello è controllato dai vescovi di Lucca. Durante il Medioevo, Palaia è stata lungamente contesa tra Lucca e Pisa perché entrambe le città avevano capito l’importanza strategica del suo castello. Tra XIII e XIV secolo il borgo ha conosciuto un periodo di notevole prosperità certificato anche dalla costruzione di importanti monumenti, tra cui la Pieve di San Martino. Nel corso del Quattrocento, il castello di Palaia si ritrovò a passare da essere sotto il controllo di Pisa a essere sotto quello di Firenze e viceversa.

Cosa vedere e cosa fare a Palaia

Palaia è terra di tartufi; ma non solo, è terra anche di storia, arte e cultura, tradizioni e natura. Nei suoi dintorni ci sono più di 65 chilometri di percorsi naturalistici da poter fare a piedi, in mountain bike o a cavallo. Il borgo, così come gli altri paesi della zona, conserva notevoli edifici e monumenti. La cucina locale è ottima ed anche l’offerta turistica è di gran valore. Le principali cose da vedere a Palaia sono la Pieve di San Martino, la Chiesa di Sant’Andrea, la Torre dell’Orologio, il Palazzo del Municipio e la Chiesa di Santa Maria.

Pieve di San Martino

La grande Pieve di San Martino si trova fuori, ma non distante, dal centro storico di Palaia. Costruita a partire dal 1280, la chiesa è in stile romanico ma presenta anche numeri elementi in stile gotico, motivo per cui si suppone che sia stata costruita in due fasi successive. Una delle caratteristiche della pieve di San Martino è il massiccio utilizzo del mattone. La facciata è in pietra con l’utilizzo del cotto solo a scopo decorativo (per evidenziare i portali d’accesso, l’occhio e gli archetti pensili), ma tutto il resto della struttura è in mattoni rossi. Non sono molte le pievi toscane di epoca romanica ad essere costruite in mattoni. L’interno, a tre navate, conserva un notevole fonte battesimale a base esagonale che proviene dall’antica chiesa di Santa Maria in Ripezzano, ed un’acquasantiera in marmo del XII secolo.

Pieve di San Martino a Palaia
Pieve di San Martino (Photo by Mongolo1984 / CC BY)

Chiesa di Sant’Andrea

Il centro storico di Palaia si sviluppa lungo un’unica strada principale, Via del Popolo, ed è proprio su questa strada che si affaccia la Chiesa di Sant’Andrea. Come la pieve di San Martino, anche questa chiesa è stata costruita interamente in mattoni. Pare che nel luogo dove sorge la chiesa in antichità ci fosse un tempo dedicato a Saturno, il dio che secondo il mito ha insegnato agli uomini la tecnica dell’agricoltura. La chiesa di Sant’Andrea fu costruita nel 1201; uno degli elementi più interessanti è il campanile che poggia solo su due pareti esterne della chiesa e su una colonna.

All’interno ci sono diverse opere d’arte di sicuro interesse a partire dai due crocifissi trecenteschi, uno dei quali, quello sull’altare maggiore, attribuito ad Andrea Pisano. La chiesa conserva anche una scultura in legno, Madonna con Bambino di Francesco di Valdambrino e altre opere realizzate dai maestri della famiglia della Robbia.

Dintorni di Palaia

Il territorio di Palaia è molto legato alle sue tradizione e alla sua cultura contadina. Un riflesso di questo forte legame con il passato lo si trova nei musei di San Gervasio e Montefoscoli, due piccoli borghi, frazioni del comune di Palaia. A San Gervasio si trova il Museo del lavoro e della civiltà rurale, mentre a Montefoscoli si può visitare il Museo della Civiltà Contadina. Sempre a Montefoscoli sono da vedere il Tempio di Minerva e la Pieve di Santa Maria Assunta. Da queste parti ci sono anche due borghi fantasma: Villa Saletta e Toiano.

Museo del lavoro e della civiltà rurale

Il Museo del lavoro e della civiltà rurale di San Gervasio ha sede all’interno di una grande casa colonica devo è stata riprodotta la tipica casa contadina con tutti i vari ambienti come la cantina e la stalla. Oltre alla casa, c’è anche una biblioteca e un’esposizione di oggetti legati al culto come libri devozionali e arredi sacri. Il museo è visitabile su appuntamento ed è possibile partecipare anche a laboratori didattici.

Museo della Civiltà Contadina

Il secondo museo da vedere nella zona è il Museo della Civiltà Contadina di Montefoscoli. Il museo si trova nel palazzo Vaccà-Berlinghieri, dove ha sede anche la Casa Museo Vaccà-Berlinghieri. Il museo della Civiltà Contadina raccoglie ed espone una nutrita collezione di oggetti ed attrezzature legati al mondo rurale del passato, con l’intento di valorizzare le tradizioni locali.

Tempio di Minerva Medica

Il Tempio di Minerva Medica di Montefoscoli è un bellissimo edificio in stile neoclassico costruito tra il 1821 ed il 1823. Costruito in mattoni, il tempio è caratterizzato da un portico con otto colonne e da un paramento murario che replica la tecnica dell’opus reticolatum in uso ai tempi dell’antica Roma.

Villa Saletta

Il piccolo borgo abbandonato di Villa Saletta, è un notevole esempio di borgo-fattoria. L’eccezionalità di questo posto è l’ottima conservazione di numerosi edifici legati al mondo contadino del passato, come i granai, le cantine, il forno e i lavatoi. Nel borgo si trovano anche la Chiesa dei Santi Pietro e Michele e la Chiesa della Compagnia della Natività di Maria Santissima e del Divino Sacramento. Questo luogo ha una storia molto lunga ed ha vissuto il suo periodo di maggior splendore tra il XVI ed il XVII secolo quando fu una proprietà della famiglia Ricciardi di Firenze che qui aveva una magnifica villa padronale. Proprio la villa è stata il set di alcuni film di come Io e Napoleone di Paolo Virzì, La Notte di San Lorenzo, Good Morning Babilonia e Fiorile dei fratelli Taviani.

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