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Visita all’ex Manicomio di Volterra

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L’ex ospedale psichiatrico di Volterra, un luogo della memoria

Domenica scorsa siamo stati in visita all’ex Manicomio di Volterra, una struttura di grande importanza per quello che ha rappresentato sia per le persone che vi sono state rinchiuse che per la città di Volterra. L’ex ospedale psichiatrico si trova nella zona di Borgo San Lazzero ad appena un chilometro di distanza dal centro storico della città. Si tratta di una struttura molto grande composta da vari padiglioni che nel periodo di maggior espansione (nel 1939) arrivò a contare ben 4794 presenze!

ex Manicomio di Volterra scale esterne

Fondato nel 1887, il manicomio conobbe una fortissima espansione durante la direzione di Luigi Scabia (1900-1934), quando furono costruiti diversi edifici e l’ospedale diventò una sorta di villaggio autonomo in cui erano presenti varie strutture produttive tra cui una falegnameria, un panificio, botteghe varie ed anche una fornace per la fabbricazione dei mattoni impiegati poi nella costruzione dei padiglioni.

La figura di Scabia è particolarmente importante perché introdusse delle idee che all’epoca erano rivoluzionarie. Durante la sua direzione, gli internati, a cui fu garantita una maggior libertà rispetto agli standard dell’epoca, furono impiegati in una vasta gamma di attività lavorative, dall’agricoltura fino alla produzione di oggetti. Gli ospiti della struttura furono anche coinvolti negli scavi archeologici che riportarono alla luce il teatro romano di Volterra. L’idea era quella di restituire un po’ dignità umana a queste persone, anche se non furono abbandonate quelle pratiche diffuse nei manicomi come l’elettroshock e la lobotomia.

ex Manicomio di Volterra esterno
Ex Manicomio di Volterra

La visita all’interno del manicomio e la corrispondenza negata

Durante la visita c’è stata la possibilità di entrare all’interno di alcuni padiglioni (quelli meno pericolanti). Qui, tra strutture fatiscenti e graffiti vari, si trovano esposti alcuni testi scritti dai pazienti: pagine piene di angoscia utili a far capire le sofferenze che queste persone hanno dovuto sopportare rinchiuse in questo luogo.

Lettera di un paziente

Un aspetto che ho molto apprezzato di questa visita è stata la presenza di due attori che sono intervenuti in due momenti diversi. Il primo dei due ci ha permesso di entrare ancora di più in contatto con il mondo dei reclusi attraverso la lettura di alcune lettere che questi inviavano ai loro parenti. Purtroppo la comunicazione con l’esterno non era permessa e le lettere venivano pertanto archiviate senza essere mai spedite. Se siete interessati, vi segnalo un libro intitolato “Corrispondenza negata”, che raccoglie decine di questi scritti.

Visita all'ex Manicomio di Volterra interno

Oreste Fernando Nannetti

Proseguendo con la visita siamo arrivati nel cortile del padiglione giudiziario. Qui abbiamo incontrato il secondo attore nelle vesti di quello che è stato l’ospite più illustre della struttura: Oreste Fernando Nannetti.

Padiglione giudiziario dell'ex manicomio di Volterra

Il Nannetti, che era solito firmarsi N.O.F.4, passò molti anni della sua vita ad incidere le pareti del cortile utilizzando delle piccole fibbie. Il risultato di questo lavoro è sbalorditivo dato che si parla di un complesso ciclo di racconti fantascientifici, che copre una superficie lunga 180 metri ed alta 2.

“Io sono un astronautico ingegnere minerario nel sistema mentale”

“Grafico metrico mobile della mortalità ospedaliera 10% per radiazioni magnetiche teletrasmesse 40% per malattie varie trasmesse o provocate 50% per odi e rancori personali provocati o trasmessi”

Oggi molti di questi graffiti sono stati rimossi dalla loro sede originaria per essere preservati dalle intemperie e dagli atti di vandalismo che purtroppo sono all’ordine del giorno.

I graffiti di N.O.F.4
I graffiti di N.O.F.4 (Photo by Jacopo Romanelli)

Il museo

A conclusione della visita, siamo stati accompagnati in un piccolo museo dove sono raccolte numerose testimonianze provenienti dall’ospedale psichiatrico. Qui si possono vedere una parte dei graffiti realizzati da N.O.F.4, vestiti, oggetti vari realizzati dai pazienti e diversi macchinari che venivano utilizzati per le “cure” dei malati come la macchina per l’elettroshock o quella per i bagni di luce.

Macchina per l'elettroshock

Info sulla visita

La visita è stata organizzata dall’associazione I luoghi dell’abbandono ed è durata circa due ore e mezzo.
L’ingresso costa 15 euro ma è gratis per i bambini fino a 12 anni.
Per maggiori informazioni vi consiglio di contattarli alla mail iluoghidellabbandonomail@gmail.com oppure tramite il sito www.iluoghidellabbandono.com.

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