Firenze insolita e segreta: le curiosità da vedere a Firenze
Sei alla ricerca di curiosità da vedere a Firenze e stai organizzando un itinerario alternativo fuori dai circuiti turistici? Sei nel posto giusto! In questo articolo troverai alcuni spunti per una visita “diversa” alla città. Vedremo alcune curiosità su Firenze, piccoli e grandi segreti, cose curiose e particolari da vedere sparse per la città. Ognuna di queste cose curiose nasconde una storia interessante che si lega ad un evento storico o a qualche personaggio interessante. Vedremo insieme una Firenze insolita e segreta, ricca di misteri, tradizioni e aneddoti. In ogni luogo della città si nasconde qualche segreto da scoprire che può aiutarci a conoscere meglio la storia della città e la sua cultura.
10 curiosità su Firenze
Partiamo subito con le cose insolite da vedere a Firenze, una serie di curiosità per un tour perfetto da fare anche con i bambini: 10 curiosità da vedere, 10 storie da conoscere per una visita alternativa a Firenze.
- Buchette del vino
- La finestra sempre aperta
- L’importuno di Michelangelo
- La testa di toro del Duomo
- La Berta
- Il portone del Brindellone
- L’orologio che va al contrario
- Il sasso di Dante
- La pietra sbagliata di Palazzo Pitti
- Il balcone rovesciato
Buchette del vino
Passeggiando per le strade di Firenze, ti può capitare di vedere delle piccole aperture, simili a porte in miniatura, che si aprono in diversi palazzi del centro storico. Si tratta delle “buchette del vino” che, come dice il nome, servivano per la vendita del vino. Questa vendita avveniva direttamente in strada, dal produttore al consumatore, saltando così l’intermediazione degli osti. La loro nascita e diffusione risale al XVII secolo, un periodo in cui le famiglie aristocratiche investirono le loro ricchezze nelle attività agricole ed in particolare nella produzione vinicola.
Il funzionamento delle buchette ricorda un po’ quello di certi fast food con asporto: ci si presentava alla buchetta, si bussava e qualcuno ci versava il vino. Le buchette non servivano solo per la vendita, talvolta erano utilizzate anche per fare beneficenza e donare pasti ai più poveri. Dopo un periodo di oblio, la tradizione delle buchette del vino è stata riscoperta e alcune di queste sono state recuperate. Se vedete una di queste porticine, provate a bussare perché potreste ottenere un buon bicchiere di vino!
La finestra sempre aperta
Il Palazzo Budini Gattai, in Piazza della Santissima Annunziata, fu il teatro di una storia tragica e romantica al tempo stesso. Prima di tutto occorre individuare il palazzo che è quello con la facciata in mattoni rossi che si trova sulla destra se guardate verso il Duomo. Osservandolo noterete che l’ultima finestra a destra dell’ultimo piano ha almeno una persiana socchiusa. Potete provare a tornare in qualsiasi momento ma non troverete mai quella finestra completamente chiusa.
Perché? La leggenda ci parla di un amore finito in tragedia. Una giovane coppia di innamorati viveva nel palazzo ma un giorno l’uomo fu chiamato a combattere una guerra. La donna lo aspettò seduta alla finestra fino alla fine dei suoi giorni, ma l’uomo purtroppo non tornò mai. Dopo la morte della donna, i suoi parenti provarono a chiudere quella finestra ma iniziarono a verificarsi degli strani e inspiegabili fenomeni con suoni sinistri, libri che volavano e, luci che si spengevano. Impauriti per quanto stava accadendo, i parenti riaprirono la finestra e quel putiferio cessò come per incanto. Da quel momento la finestra non è mai stata chiusa completamente, dando via alla leggenda della finestra sempre aperta.
L’importuno di Michelangelo
Un ritratto curioso lega Palazzo Vecchio a Michelangelo Buonarroti. Osservando con molta attenzione la facciata del palazzo si può notare, in basso alla destra della porta d’ingresso, un piccolo profilo scolpito su una delle pietre. Questo ritratto nascosto è conosciuto come “l’importuno di Michelangelo“. Secondo la leggenda, Michelangelo veniva spesso infastidito da una persona che gli raccontava sempre le stesse storie. Un bel giorno, stufo di essere importunato in questo modo, Michelangelo decise di vendicarsi realizzando questa caricatura per ridicolizzare quell’uomo noioso.
Testa di toro del Duomo
Il Duomo di Firenze è ricco di statue ed elementi architettonici di indubbia bellezza. Tra questi ce n’è uno che passa quasi sempre inosservato ma che è il protagonista di una leggenda piccante: la testa di toro. La testa di toro del Duomo di Firenze si trova in alto sul fianco sinistro, vicino alla Porta della Mandorla (guardando la porta, in alto a sinistra). Non è raro trovare questo tipo di scultura nei monumenti. Spesso venivano realizzate per mostrare riconoscenza nei confronti di quegli animali, che con i loro sforzi avevano contribuito alla costruzione trasportando i materiali nel cantiere.
In questo caso però c’è una spiegazione alternativa alla presenza della testa di toro. La tradizione popolare associa la scultura alla storia di un tradimento che vedeva coinvolto un sarto, sua moglie ed uno scalpellino. I fatti si sarebbero svolti intorno al 1400, durante la costruzione del Duomo. Un capomastro dell’Opera del Duomo avrebbe intrattenuto una relazione clandestina con la moglie di un sarto che abitava in Via Ricasoli. Scoperto l’adulterio, il sarto denunciò i due amanti al Tribunale Ecclesiastico. Fu così che per vendetta, lo scalpellino decise di realizzate la testa di toro rivolta verso la casa del sarto… un modo artistico per dargli del cornuto!
La Berta
Dopo la testa di toro del Duomo, parliamo anche della testa di donna della Chiesa di Santa Maria Maggiore. Siamo all’angolo tra Piazza di Santa Maria Maggiore e Via dei Cerretani, a metà strada tra il Duomo e la stazione. Osservando il suo campanile, potrete scorgere in alto (vicino alle finestre) una testa in marmo che si affaccia verso la strada.
Secondo la leggenda, “La Berta“, come la chiamano i fiorentini, si trova lì a causa di una maledizione. Torniamo all’anno 1327 quando Cecco d’Ascoli, scienziato ed umanista, fu condannato al rogo dall’inquisizione. Nel tragitto per raggiungere Piazza Santa Croce, dove si sarebbe svolta l’esecuzione, il condannato fu costretto a sfilare per le vie cittadine, passando anche davanti alla Chiesa di Santa Maria Maggiore. Si narra che il prigioniero avrebbe implorato per avere dell’acqua ma una persona (una donna o forse un prete), affacciata alla finestra della chiesa, avrebbe arringato la folla al grido di “Se beve non brucia!”. Infatti, secondo una credenza popolare, i condannati per stregoneria erano in grado di sopravvivere alle fiamme se idratati. A tali parole Cecco d’Ascoli rispose: “E tu di lì il capo non caverai mai”. E così la Berta rimase pietrificata a causa della maledizione lanciatale.
Un’altra versione della leggenda racconta che il viso marmoreo ritrae un’erbivendola che avrebbe regalato alla chiesa una campana, comprata grazie ai suoi risparmi. Per ringraziarla, i suoi concittadini ne avrebbero immortalato il volto sulla torre campanaria. In realtà, anche questa storia, per quanto meno fantasiosa, è molto poco probabile perché difficilmente un’erbivendola poteva avere soldi a sufficienza per acquistare una campana.
Lasciando da parte le leggende, la testa in marmo risale con ogni probabilità all’epoca tardo romana. Non è raro trovare reperti di epoca antica riutilizzati come elementi decorativi negli edifici medievali. Non sappiamo da dove proviene quella statua, ma probabilmente si tratta di una semplice decorazione.
Il portone del Brindellone
Lo Scoppio del Carro è uno delle tradizioni più amate dai fiorentini e anche dai visitatori. Ogni anno la mattina del giorno di Pasqua un grande carro pirotecnico, che i fiorentini chiamano “Brindellone“, da vita ad uno spettacolo di fuochi d’artificio e soprattutto al volo della colombina che determina la buona o cattiva sorte dell’anno a venire.
Il Brindellone ha dimensioni impressionanti: è alto 11 metri e 60, lungo 3 metri e 40, e pesa 40 quintali. Dove si può “parcheggiare” un tale colosso durante l’anno? Sicuramente in un posto adatto ai giganti! Ed infatti il deposito del brindellone ha un enorme portone di legno che non passa certo inosservato. Se lo volete vedere, dovete recarvi in Via il Prato 48.
L’orologio che va al contrario
Tutti sanno come funziona un orologio e tutti sanno che le lancette si muovono in senso orario… o forse no? Provate a chiederlo a Paolo Uccello, uno dei grandi maestri del Rinascimento, che intorno al 1440 realizzò un orologio che va al contrario per il Duomo di Firenze. Il grande orologio di Santa Maria del Fiore si trova in controfacciata quindi se volete ammirarlo dovete entrare nel Duomo. Il suo quadrante è diviso in 24 e non in 12 come siamo abituati con i nostri orologi. Le lancette scorrono in senso antiorario e la ventiquattresima ora non è la mezzanotte ma il tramonto, secondo la consuetudine della cosiddetta Hora Italica. Dato che l’ora in cui tramonta il sole varia con il passare delle stagioni, l’orologio di Paolo Uccello deve essere regolato svariate volte nel corso dell’anno, per far sì che l’ultima ora coincida sempre con il tramonto.
Il sasso di Dante
Cosa ci fa un grosso sasso appoggiato in terra in Piazza delle Pallottole? Che domande, è il sasso di Dante! Questo sasso è il protagonista di una storiella tipica fiorentina che vede il Sommo Poeta coinvolto in un simpatico scambio di battute. La storia narra che Dante fosse solito sedersi sopra un sasso per riposare e osservare i lavori di costruzione del Duomo. Un giorno un suo conoscente passò di lì e chiese al poeta: “Oh Dante, icchè ti piace di più da mangiare?” al che Dante rispose: “L’ovo”. Molto tempo più tardi, forse un anno dopo, la stessa persona ripassò di lì e ritrovando Dante ancora seduto sul suo sasso, gli chiese: “co’ icchè?” – “co i’ sale!” fu la pronta risposta del poeta.
La pietra sbagliata di Palazzo Pitti
Osservando da vicino la facciata di Palazzo Pitti, potrete notare una pietra sovradimensionata che rovina l’armonia del bugnato. La pietra in questione misura quasi 10 metri mentre le pietre intorno a lei sono decisamente molto più piccole. La pietra in questione si trova sulla sinistra rispetto al portone, tra la seconda e la terza finestra dal centro. Sembra proprio una pietra sbagliata, non potevano dividerla in pietre più piccole?
La risposta è no, quella pietra è così per un motivo ben preciso. Non si tratta di un di una casualità e non è così per motivi strutturali. La motivazione è ben diversa: Palazzo Pitti fu costruito dal ricco mercante Luca Pitti che voleva dimostrare la superiorità della sua famiglia nei confronti di tutte le altre famiglie di Firenze. La lunga pietra simboleggia proprio questa grandezza mentre le pietre più piccole rappresentano i rivali che in confronto ai Pitti erano piccoli ed insignificanti.
La storia ci insegna però che Luca Pitti si indebitò troppo per costruire il palazzo e nel 1549 il palazzo fu acquistato dai suoi rivali principali: i Medici… che beffa!
Il balcone rovesciato
In Borgo Ognissanti 12 c’è una casa che ha qualcosa di strano. In particolare il balcone ha qualcosa che non torna. Se lo guardate bene vi renderete conto che è stato montato al contrario. Ma come nasce questa stranezza architettonica?
La storia risale al Cinquecento quando un certo Cristofano Baldovinetti era proprietario del palazzo. Il Baldovinetti desiderava costruire un ampio balcone ma si trovò a scontrarsi con la burocrazia (siamo pur sempre in Italia no?). Vigeva infatti un regolamento che vietava la costruzione di balconi mirando a rendere la città più armoniosa. Così la richiesta di costruzione fu respinta più e più volte fino a quando il Granduca, ormai esausto per l’insistenza del Baldovinetti gli concesse un sì a patto che il balcone fosse costruito alla rovescia.
Questa risposta avrebbe dovuto scoraggiare l’ostinato proprietario del palazzo ma non fu così. Infatti, l’architetto incaricato dei lavori, pose tutti gli elementi del balcone sottosopra, dai mensoloni di sostegno alle colonnine della balaustra. Così il Baldovinetti riuscì a dare vita a una struttura che ancora oggi fa parlare di lui.